RECENSIONI DI ABAKISKOI: FRANCESCA PETRIZZO, MEMORIE DI UNA CAGNA (2010)

 

Autore: Francesca Petrizzo

Titolo: Memorie di una cagna

Casa Editrice: Sperling & Kupfer

Data: 16 febbraio 2010

Genere: Romanzo storico romanzato

Periodo storico scelto: età omerica

Trama

Una nave è in vista delle coste greche. A bordo, una donna cerca di distinguere il profilo del Peloponneso nella luce incerta del crepuscolo. È Elena di Troia, ricondotta in patria dal marito Menelao dopo la distruzione dell'orgogliosa città. Al vento e alle onde, lei affida la propria storia. E la sua voce racconta una verità diversa da quella che tutti conoscono: malinconica e vibrante, parla di una creatura assetata d'amore, piena di passione e sensualità, ma costretta a obbedire alla legge del padre-re e a sposare un uomo che non aveva scelto, né desiderava. Una decisione fatale, da cui nasceranno lutti e tragedie, perché Elena cercherà tra le braccia di altri quel che le è stato negato. Perdendo tutto, e finendo marchiata come "cagna", sciagurata e traditrice. Sullo sfondo del mito e dei poemi omerici, Francesca Petrizzo spoglia la sua protagonista dell'alone leggendario, le dà carne e anima, creando una figura femminile che irrompe sulla pagina con la forza, la rabbia e la dolcezza di un personaggio autentico, archetipo di tutte le donne che nel tempo hanno opposto le ragioni del cuore a quelle del potere.

Recensione di Abakiskoi

Ben prima della pubblicazione di La canzone d'Achille, alcuni scrittori hanno scritto opere di vario tipo incentrate sul mito e soprattutto sull'epopea omerica. Una sorta di Variazioni, spin-off, POV dei vari protagonisti dell'epica che spesso si trovano nelle fanfic ma che sono comuni anche nella narrativa. Uno dei personaggi più affascinanti è sicuramente Elena, la figlia di Leda, ritenuta causa della guerra. Fin dall'antichità è stata protagonista di numerose opere, troppe per poterle annoverare in questa recensione.

Il libro di cui voglio parlare oggi è una pubblicazione del 2010, Memorie di una cagna di Francesca Petrizzo. La copertina è volutamente ammiccante, con una figura femminile di spalle seminuda su uno sfondo che ricorda una decorazione greca. Questa immagine sembra richiamare l'immagine garantita dalla fama nefasta di Elena, nota per la sua bellezza straordinaria e per i drammatici effetti che essa ebbe sugli uomini. Confesso che non amo le copertine con le immagini perché a mio parere tolgono poesia alla storia narrata, oppure ne danno un'idea che un po'travisa dal senso del romanzo che dovrebbe rappresentare. Si tratta comunque di un mio gusto personale.

Il titolo è apparentemente fuorviante ma l'epiteto poco lusinghiero è dovuto al fatto che Elena viene chiamata anche con questo tipo di espressioni, a cominciare da Omero e dagli antichi. Quindi non è un'espressione usata per attirare i lettori ma un semplice rimando alla tradizione.

Francesca Petrizzo offre un'interpretazione personale della storia di Elena, dalla sua infanzia fino alla sua morte. La vita di questo personaggio è contrassegnata dalla solitudine, dovuta alla sua bellezza, un dono e soprattutto una maledizione, e dal sospetto di essere frutto di un tradimento della regina Leda. La caratterizzazione delle figure intorno ad Elena è quasi manichea. La famiglia è antagonista rispetto alla principessa: il padre le nega il suo affetto, la madre si rivolge esclusivamente al proprio piacere, la sorella maggiore la odia, i fratelli sono presi dalla loro reciproca contemplazione e non si curano di lei. Il quadro che ne emerge è quello di una sostanziale solitudine, alla quale niente sembra portare conforto. La famiglia non protegge, troppo concentrata a soddisfare il personale egoismo dei singoli componenti, come dimostra il rapimento di Elena, avvenuto quasi nella totale indifferenza dei familiari.

La famiglia non viene mai a portare conforto ai singoli componenti ed Elena è semplicemente un oggetto in formazione, senza una guida e con la consapevolezza di non essere meritevole di alcun affetto.

Eppure ama, riesce a farlo malgrado tutto. Amerà molti uomini: Ettore, Achille, che le vorranno bene in modo sincero, andando oltre quella bellezza spaventosa che fa da scudo alla sua anima; Paride, che la farà sentire desiderabile ma finirà con il trattarla come un oggetto; per finire con un anonima guardia che la amerà in silenzio e sarà una presenza costante nella vita di Elena, superando ogni ostacolo, anche la morte.  Quest'ultimo personaggio è forse la licenza poetica che mi è piaciuta maggiormente di questo romanzo che, di fatto, ha molte libertà narrative. La caratterizzazione dei personaggi, in alcuni casi, è un po'troppo monodimensionale. E'il caso di Menelao e Paride. Pur comprendendo le finalità di questi personaggi, avrei preferito una maggiore sfaccettatura. Menelao è l'eterno secondo, quello che è stato estratto come marito di Elena, e ho sempre pensato che comunque avesse qualcosa di positivo. Paride è quello che ha la sfiga di essere etichettato da subito come portatore di distruzione nella sua città e che, fino a quando il fato non chiede il conto, vive serenamente come pastore sul monte Ida. Poi si ritrova improvvisamente a vivere nel lusso insieme ad una famiglia che lo troverà sempre come un personaggio scomodo. Tutti questi elementi non emergono nel romanzo. Menelao è il marito imposto, quasi una macchietta, che ama il trono che Elena gli offre ma che la tratta come un mero oggetto. Stesso discorso vale per Paride, i cui modi illudono Elena che sceglie di seguirlo, non avendo niente che la convinca a rimanere a Sparta,

Invero i personaggi sono identici nella loro relazione con Elena, se leggiamo con attenzione il romanzo. Personalmente questa monodimensionalità degli antagonisti mi ha lasciato perplessa, così come altre scelte libere dell'autrice in merito agli sviluppi della trama, dove crea delle coppie non attestate nel mito. Una maggiore introspezione avrebbe sicuramente reso il romanzo più avvincente, secondo me. In ogni caso, questo ultimo elemento può essere tranquillamente ignorato.

Non tutti hanno apprezzato questo romanzo. Dal mio punto di vista, trovo che la storia sia interessante, sebbene non pienamente riuscita in alcuni aspetti della trama e dell'immagine dei personaggi. La figura di Elena, che vanta una tradizione ambivalente e non sempre lusinghiera, è certamente un soggetto difficile perché molto è stato scritto su di lei. Su questa base, va apprezzato il coraggio dell'autrice di tentare una strada nuova, al di là dei risultati, non sempre riusciti. Suggerisco a coloro che vogliono leggere questo libro di avvicinarsi senza alcun preconcetto, perché solo così possiamo apprezzare le novità della trama.

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