I MEDICI LUCI E OMBRE DELLA TRILOGIA DI STRUKUL
Sempre
più spesso la televisione propone serie dedicate ai personaggi storici. A
partire dal prodotto anglosassone Roma, le reti televisive hanno fatto a gara
nel proporre le storie dei personaggi del passato, concentrandosi soprattutto
sulle grandi dinastie: i Tudors o i Borgia (questi ultimi hanno avuto l’onore
di ben due serie, un trionfo di doppiezza e sangue).
In
questo, un contributo determinante è stato rappresentato dal successo del Trono di Spade, sulle cui vicissitudini molti
siti hanno speso bit in lodi e critiche.
Il rispetto delle famose tre S (Sesso,
Soldi, Sangue) ha garantito fama e share sia a questo programma, sia ai
successivi, che hanno applicato questa scelta stilistica.
Anche
la Rai ha aderito a questa moda, proponendo una serie di respiro
internazionale, con un investimento economico piuttosto considerevole: i
Medici.
Figura 1 Locandina della prima serie.
Le
tre stagioni previste, salvo mutamenti da parte del pubblico, riprendono la
trilogia dello scrittore Strukul che ha raccontato, in tre libri, la storia
della dinastia medicea, soffermandosi su Cosimo il Vecchio, Lorenzo il
Magnifico e Caterina dei Medici. La narrazione è densa di espedienti narrativi
che non rispettano la storia vera e propria ma riescono a catalizzare l’attenzione
del lettore con delle scene d’effetto.
La
selezione degli attori è, in alcuni casi, molto suggestiva, come dimostra il
caso di Miriam Leone, ma non mancano critiche anche in questa linea,
soprattutto nella scarsa dimestichezza degli attori italiani nella pronuncia
inglese…ma, in questo caso, possiamo soprassedere. Un buon lavoro di
doppiaggio, infatti, ridimensiona questo aspetto.
Il
vero problema è un altro.
Fin
dal primo episodio, il mondo accademico si è scagliato contro questa serie,
rilevandone l’assenza di fedeltà storica che si possono riassumere così:
La rappresentazione dei Medici, descritti come una famiglia regnante:
interpretazione completamente falsa, poiché i Medici governarono sempre dietro
le quinte, senza mai toccare gli organi repubblicani. Non per niente, Firenze
era una criptocrazia. Al tempo di
Cosimo, poi, la questione era ancora più evidente, dal momento che i Medici
erano dei parvenue e non ancora inseriti tra l'aristocrazia cittadina.
·
Il giallo della morte del capofamiglia, sulla quale si muovono tutti i
personaggi.
·
La descrizione di Contessina e, in modo particolare, la sua entrata a
cavallo con i capelli sciolti, quasi come se fosse una Lady Godiva vestita. Lo
scopo era trasformarla in una donna forte e si poteva lavorare molto su questo
aspetto, senza queste scelte eclatanti e scenografiche.
·
Il rapporto tra Contessina e Maddalena, assolutamente anacronistico e privo
di senso. Le due donne sono su due piani sociali completamente diversi e
nessuna poteva mettere in discussione il ruolo dell’altra. Maddalena era una
schiava e non rappresentava una minaccia al ruolo per Contessina e i suoi
figli. Lignaggio, posizione e doveri diversi, oltre che poteri diversi, erano
cose che pesavano. Non mi stancherò mai di criticare questa odiosa abitudine di
infilare l’amore come il prezzemolo in questi matrimoni combinati. All’epoca i coniugi stavano
insieme per convenienza e sarebbe bello evidenziare tutto questo, invece di gridare allo scandalo per qualcosa che era così comune da non essere neppure degno di considerazione.
Figura 2 Maddalena, la schiava che ha dato un figlio
illegittimo a Cosimo. Visse sotto lo stesso tetto insieme a Contessina ed ebbe
un figlio dal suo padrone. Il figlio venne educato da Contessina, come volevano le consuetudini, e infine avviato alla carriera ecclesiastica, mentre Maddalena rimase come una schiava nella casa medicea.
Si
tratta forse di una questione di particolari. Qualcuno potrebbe obiettare che
questa è una serie liberamente ispirata ai Medici e non un documentario storico…ma
io mi chiedo perché. Perché una fiction non può raccontare le cose esattamente
come stanno? Perché la storia deve essere distinta dal divertimento?
Cosimo
il Vecchio ebbe una vita abbastanza tranquilla rispetto ai suoi successori ma
questo non significa nulla. Fu un grande stratega nel gettare le basi della
dinastia, inserendo la famiglia nei settori che contavano.
Posso
comprendere la ragione che ha spinto l’autore ad inserire queste decisioni.
Complessivamente, non vi sono episodi rilevanti, intesi come battaglie. Cosimo
agiva su un piano diverso, più sottilmente politico ma dispiace vedere come
questa linea non sia stata posta in evidenza, a favore di un’impronta gialla
che snatura il fascino di un uomo così machiavellico.
Medesima
delusione è stata per me la rappresentazione di Contessina de Bardi.
Figura 3 Scena finale della prima stagione. Contessina, a
cavallo del suo bianco destriero, irrompe con nonchalance nella sala del
governo di Firenze, agendo in vece del suo marito.
Figura
poco documentata, è stata fondamentale per inserire i Medici a Firenze e
sarebbe stato bello vedere una donna dura e anche un po’sprezzante nei
confronti di una famiglia che era, per lignaggio, inferiore ai De Bardi. La
sceneggiatura ha usato ogni mezzo per rappresentarla come una donna forte ma gli espedienti sono poco efficaci a mio parere. Potevano usare soluzioni (ce
ne sono, basta aprire un libro di storia…) ma hanno preferito delle scelte che
hanno reso la matriarca della dinastia una figura a tratti patetica (vd. la gelosia per Maddalena), a tratti
macchietta di una virago.
Sarebbe stato
bello creare delle belle zone di grigio in fase di creazione dei personaggi, così
come sarebbe stato bello effettuare una scelta delle fotografie diversa,
staccata rispetto alle note serie delle dinastie come i Borgia…e invece nulla.
Non c’è un sussulto drammatico né, una bella rappresentazione a tinte fosche
che avrebbe deliziato gli amanti dell’intrigo.
Manca
la tensione narrativa, il contrasto vivo e vibrante dei personaggi, spesso
ridotti a macchiette e privi di profondità.
Belli sì, ma senza anima…e questo non è colpa dell’attore ma della
scenografia e della trama in sé, decisa a dare alla famiglia un ritratto edificante a tutti i costi.
Tutto
rimane in una chiave celebrativa, superficiale e, a conti fatti, priva di quel
pathos che avrebbe dovuto dare forza alla serie. In sintesi, la Rai ha imitato
il gusto anglosassone senza andare fino in fondo ed il risultato è una storia
che non è né carne né pesce. Poteva essere un prodotto eccezionale ma a mio
parere si è rivelata un’occasione sprecata, una serie senza infamia e senza
lode che non lascerà molta traccia di sé tra tante serie che comunque hanno
maggiore rispetto filologico o toni più esasperati e accattivanti per il
pubblico.
Come
comprenderete, non ho amato la serie ma la guarderò come soggetto di studio
perché penso che anche da un esperimento come questo si possa ricavare
qualcosa. Mi auguro che la Rai faccia, prima o poi, un’inversione di rotta,
creando qualcosa di davvero interessante e nuovo. Lo farà, forse, ma non
ancora.
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