LE RECENSIONI DI ABAKISKOI: IL CANTO DI CALLIOPE DI NATALIE HAYNES

 

RECENSIONI DI ABAKISKOI: IL CANTO DI

CALLIOPE DI NATALIE HAYNES





Titolo: Il canto di Calliope

Autore: Natalie Haynes

Casa Editrice: Marsilio

Data Pubblicazione: 10 febbraio 2022

Periodo Storico: Passato Mitologico

Genere: Retelling Mitologico

Sinossi

Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia. Fuori dalle mura, la regina e altre sventurate attendono un destino che verrà deciso dai vincitori. È la caduta di Troia. Dieci interminabili anni di guerra sono giunti alla tragica conclusione, mentre le vicende dei protagonisti ispireranno, nei secoli a venire, le opere di artisti e scrittori. «Cantami, o Musa» invoca il sommo poeta Omero, che ha raccontato le gesta degli eroi. Ma Calliope, musa della poesia epica, questa volta è meno accomodante: è convinta che per completare l’affresco manchi qualcosa di fondamentale. Se il bardo vuole che lei canti, allora lei canterà insieme a tutte le donne coinvolte nella grande tragedia, dando voce a ciascuna di loro e raccontando la storia da una nuova prospettiva. Ecco Andromaca, Cassandra, Pentesilea e Clitennestra, che vengono alla ribalta con i loro pensieri e le loro scelte, con la sete di vendetta, la solitudine, la dignità di fronte alla morte. E poi tutte le altre, da Penelope a Briseide, da Creusa a Ifigenia, dalle troiane che saranno rese schiave alle greche che attendono il rientro dei loro uomini, senza dimenticare le capricciose divinità che governano le sorti dei mortali. Attingendo alle fonti antiche, anche le meno note, Natalie Haynes rivisita una delle più grandi narrazioni di tutti i tempi, facendoci palpitare di commozione e trasmettendoci il sentimento vivo di come la guerra di Troia e la sua epopea appartengano alle donne non meno che agli uomini.





Recensione di Abakiskoi



In questi ultimi anni, i lettori stanno apprezzando sempre di più il genere del retelling, ovvero la rilettura dei grandi romanzi o delle grandi opere del passato. L’editoria ha sfornato numerosi titoli, grazie al successo del romanzo La canzone di Achille di Madeleine Miller, su cui mi riprometto di scrivere una recensione.

Natalie Haynes, scrittrice e giornalista britannica, come attestano i numerosi trafiletti biografici che descrivono sinteticamente la sua vita, ha realizzato questa opera, intitolata Il canto di Calliope.

Si tratta di un retelling dell’Iliade e dell’Odissea. Come ogni opera epica, inizia con l’invocazione alla Musa, premessa indispensabile per ogni testo di questo tipo. Omero invoca la dea, prima di accingersi a cantare, ma la divinità, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, decide di usare il poeta per celebrare le figure femminili dell’epos: Andromaca, Penelope, Cassandra, Polissena ecc., personaggi che sono citate rapidamente nel canto e che non trovano particolare spazio nel testo. I

l libro ha una struttura discontinua e frammentata, composta da una serie di capitoli, ognuno intitolato e dedicato ad un singolo personaggio femminile, che raccontano l’episodio che le vede protagoniste. Ogni capitolo è un piccolo retelling, una rilettura dell’episodio dal punto di vista del personaggio femminile che, attraverso la penna dell’autrice, assume quella voce che il poema le nega. La prosa e l’edizione italiana sono ben curate e scorrono in modo gradevole, tanto da essere piacevoli anche per chi non ha una formazione classica. Vengono inoltre raccontate le vicende di figure femminili poco conosciute, come Laodamia e Pentesilea, note spesso solo agli appassionati di mito. Si tratta indubbiamente di un pregio che l’autrice non manca di mettere in pratica in questo libro. Le fonti sono le tragedie greche, Esiodo e i poemi omerici, con una scarsa propensione per le versioni secondarie che sono state trascritte nel periodo ellenistico. La rivisitazione, dunque, si pone in linea con la tradizione ed è oggetto di una serie di scelte narrative che mirano ad evidenziare la condizione femminile nell’epos, relegata ai margini.

In linea generale, il progetto narrativo alla base dell’opera è ambizioso e complesso perché si presenta come un lavoro corale racchiuso all’interno della vicenda dell’invocazione poetica di Omero e della decisione di Calliope di guidare il suo protetto verso una strada nuova e inattesa.

Anche la narrazione si configura come un elemento gradevole. Il libro è molto scorrevole, un dato che sicuramente ha un suo peso.

In altre parole, il romanzo ha tutte le premesse per poter essere una lettura interessante, soprattutto per chi non disdegna le opere concepite come un racconto corale, dove ogni capitolo dà la parola ad un personaggio.

Ho letto con un certo piacere il libro però, da lettrice esigente, non ho potuto fare a meno di notare degli aspetti che non mi hanno coinvolto particolarmente.

In primo luogo, non ho apprezzato molto il taglio “femminista” del romanzo. Natalie Haynes ha trattato con grande sensibilità il modello omerico, assai più di molti altri autori che hanno usato l’originale stravolgendolo in modo tutt’altro che rispettoso. Molti sviluppi narrativi provengono interamente dal mito originale, senza cedere in alcun modo alle versioni secondarie e a rielaborazioni personali che non trovano spazio nell'opera. 

La base è quindi la “vulgata” principale, cosa che ho sinceramente apprezzato. Accanto a questa scelta, però, l’autrice ha aderito alla pratica di esaltare la figura femminile, così diffusa in questo periodo, di darle voce, strappandola al silenzio nel quale la letteratura tradizionale ha relegato le donne nella maggior parte delle opere. 

Protagoniste quindi sono le donne dell'epos omerico, anche se occorre dire che non tutte sono oggetto dell'analisi dell'autrice. Per esempio, non viene dato alcuno spazio a Elena, colei che ha portato alla guerra di Troia e che qui appare sullo sfondo come una figura distante dal contesto. Non sembra godere di alcuna simpatia da parte delle altre donne, elemento che mina alla base qualunque accenno di solidarietà femminile nei suoi riguardi. Questo aspetto mi ha lasciata un po'perplessa. Comprendo che Elena sia una delle figure più importanti dell'epos e che, per le sue caratteristiche, ha già goduto di molto spazio nella letteratura, però mi sarei aspettata almeno un piccolo trafiletto, che desse spazio a questo personaggio...e invece niente. Su di lei permane l'interpretazione della donna come tentatrice e dunque non vi sono particolari innovazioni in merito, cosa che secondo me ridimensiona molto la raffigurazione in chiave femminista dell'epos. 

In ogni caso, le intenzioni sono lodevoli, eppure non mancano delle criticità. Per esempio,  il processo di esaltazione non tiene conto di un elemento che considero importante, ovvero la rivalutazione della figura maschile come controparte di quella femminile. 

I personaggi maschili dell’Iliade e dell’Odissea raccontati nell’opera della Haynes hanno un approfondimento psicologico eccezionalmente superficiale, se paragonato al grande lavoro che l’autrice ha fatto sulle donne. Tutto questo è intenzionale perché sono le donne ad avere il ruolo di protagonista nel romanzo. Eppure la riduzione del peso narrativo degli uomini e la minore analisi dei loro personaggi non consente all’autrice di sviluppare il pieno potenziale della figura femminile. E’proprio dall’opposizione con i suoi antagonisti che una storia decolla. Senza questo elemento, il protagonista diventa opaco, quasi stereotipato, un fattore che rilevo in questa opera e che forse costituisce l’unica critica che posso fare a Il canto di Calliope. Questo limite emerge soprattutto laddove l'episodio richiede la presenza di un antagonista maschile di rilievo e che invece risulta essere poco riuscito proprio per questo limite.

 Per il resto, l’opera è dotata di molte ambizioni, a livello strutturale e contenutistico. Non è particolarmente originale se si considera che la tendenza del retelling del mito mira in primo luogo ad un’interpretazione di stampo femminista, però ha il pregio di essere fedele all’opera omerica, il che è senza dubbio un valore non di poco conto secondo me.

Non è un capolavoro però è un prodotto discreto, malgrado le critiche che ho esposto. Se volete conoscere la versione originale delle storie dei personaggi secondari dell'epos omerico senza attingere alle fonti, questo libro fa per voi.


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