RECENSIONI DI ABAKISKOI: GIULIO LEONI, IL PRINCIPE. IL ROMANZO DI CESARE BORGIA
Giulio Leoni, Il principe. Il romanzo di
Cesare Borgia, Nord, 2018
Genere: Romanzo Storico
Periodo storico: Rinascimento Italiano
Ho
conosciuto questo romanzo nel corso di una lettura condivisa, esperienza che
considero caldamente. Parlare in modo innovativo
di Cesare Borgia è, a mio parere, un’operazione molto difficile, per via
dell’eccezionale fama del personaggio.
L’opera
di Giulio Leoni, da questo punto di vista, conferma tale linea narrativa. La
vita di Cesare Borgia, uno dei condottieri più celebri del Rinascimento
italiano, è stata oggetto di studi, biografie e cronache (prima tra tutti,
quella di Niccolò Machiavelli), che hanno approfondito gli aspetti più cruenti
di questo personaggio. Non entrerò nel merito della fortuna storiografica di Cesare
Borgia, dal momento che ritengo che sia un’operazione difficilmente
proponibile, per una mera questione quantitativa. Si tratta, in altri termini,
di un personaggio dalla straordinaria fortuna storiografica.
Il
principe, di conseguenza, si
inserisce all’interno di una complessa tradizione letteraria e scientifica
consolidata e difficilmente rinnovabile. Eppure, è proprio quando i percorsi
sono già tracciati che è possibile trovare delle soluzioni insolite, come è il
caso di questo romanzo.
La
narrazione è caratterizzata da un lessico ricercato, elegante, che è capace di
esaltare con grazia anche i momenti più cruenti, creando un contrasto stridente
tra la raffinatezza della lingua e gli eventi truci descritti, inseguiti
consapevolmente dal protagonista fin dall’inizio della vicenda. La ricerca della gloria viene indirizzata
verso il male, se vogliamo usare questa espressione, con lo scopo di sfuggire ad
un’esistenza lussuosa ma mediocre.
Speculare
a Cesare Borgia è la figura di Leonardo da Vinci. Il grande genio del Rinascimento diventa un
doppio del protagonista ed è un ritratto inedito. Il confronto tra i due grandi
personaggi, entrambi improntati alla grandezza, costituisce l’asse portante
della narrazione, dove il confine tra i due è, a tratti, così labile da
scomparire in alcuni elementi.
Questo
romanzo è una lettura insolita, a tratti spiazzante, sebbene l’autore non
aggiunga nulla alla storia ufficiale di Cesare Borgia né, tantomeno, sia sempre
perfettamente attinente al criterio di veridicità. Possiamo scorgere alcuni
episodi canonici della vita del condottiero, come la sua educazione in
seminario, le sue azioni militari ed infine l’uccisione dei suoi nemici (episodio
documentato da Niccolò Machiavelli). Non mancano naturalmente voci e notizie
ufficiose, come il rapporto incestuoso con la sorella Lucrezia, oppure la
presenza di una strega alle dirette dipendenze del Borgia. Malgrado questi
elementi siano da annoverarsi tra le vicende più note del figlio del Papa, è
comunque vero che la verità storica non fa parte di questo racconto. Realtà e
romanzo si uniscono, si contrappongo e fondono in un insieme difficilmente
catalogabile per le contraddizioni che presenta la storia. Unico collante è lo
stile magniloquente, ricercato, pregno di termini dotti e rari, che rendono
sofisticata l’intera narrazione e la elevano anche laddove Cesare Borgia
discende nei peggiori abissi di perversioni che la tradizione ci ha tramandato.
Il
risultato complessivo è difficilmente etichettabile. Da un lato, possiamo
apprezzare il virtuosismo artistico dell’autore, la sua grande capacità di
esprimere i numerosi episodi cruenti in un lessico così gradevole da cogliere
alla sprovvista il lettore. Dall’altro, un uso così tecnico della lingua rende
la narrazione fredda e poco sentita, non sempre in grado di trascinare chi
legge nello sviluppo della storia.
In
conclusione, si tratta di una lettura insolita, fuori dagli schemi che consiglio,
a prescindere dalle osservazioni critiche da me sollevate.
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